Essie, my love


“Miss Fisher's gone on holiday again, sir.”

“Oh. Anyone dead yet?”

“Only one so far, sir.”

Una sera di settimana scorsa (era lunedì o martedì?), io e la mia amica Lucia abbiamo avuto uno di quei momenti di doppia epifania sincronizza e carpiata che credo accadano di rado, ma quando arrivano sono notevoli. Fulcro: Essie Davis.

Nell'arco di una manciata di minuti, io ho scoperto che la Davis era la protagonista di “Babadook” e Lucia ha scoperto che la Davis è la protagonista di “Miss Fisher's Murder Mysteries”. Ne è derivato coro di “Ommioddio, non l'hai ancora visto? Devi assolutamente vederlo!” reciproci, dove io mi flagellavo per non aver ancora recuperato un film che Lucia consigliava meeeeesi fa e che già mi sfiziava allora, e Lucia si flagellava per non aver approfondito la filmografia della Davis e/o essersi persa questo post di Davide da cui io per prima avevo scoperto l'esistenza del telefilm. Scene di fangirleggiamento d'alto livello.

Ma, binge watching alla mano, il fatto è che Miss Fisher's Murder Mysteries è una serie che, se ti piacciono i gialli e il dramma d'epoca, non puoi perderti. Non puoi. Continua a leggere

O padrone e serva


copertina Domine et ServaEra in offerta, gratis.
L’ho preso e letto.

Non fatelo pure voi.
Non sprecate soldi o spazio su disco o tempo.

Già il titolo, “Domine et serva”, con quel suo latino “uhmmmm…”, doveva spaventarmi. Il fatto è che è indicativo di più o meno tre quarti del latino del libro e della cura nella ricerca storica.
Ma uno ci passerebbe su, su una ricerca storcia ‘nzomma, se la scrittura e la trama fossero fichissime, no?

Invece la scrittura è legnosa, piovono aggettivi e avverbi, il narratore onnisciente passa il suo tempo a spiegarci tutto quello che pensa ogni personaggio presente sulla pagina, ma decide di sorvolare sulle cose davvero interessanti. Continua a leggere

Nora e Lena


Il giorno del mio compleanno, quando sono scesa a fare colazione c’erano un paio di pacchetti regalo, sulla mia sedia. Il MPPDM li aveva portati su in montagna con noi, in attesa di quella mattina. Ad aspettarmi dietro la carta regalo, vari oggetti presi dalla mia wishlist.

C’era la colonna sonora del terzo Batman di Nolan, quello più “WTF?!” e “Christopher, te sei scordato il fallout!”, ma anche con la soundtrack più incisiva e potente. Certe tracce mettono i brividi, e non solo perché ti ricordi a che scene/personaggi sono associate.

C’era Pacific Rim in versione strafica. Roba che era da quando avevano annunciato la data di uscita in home video che mi ripetevo “la prossima volta che mi faccio un regalo, me lo compro”. C’ha pensato il mio ragazzo.

E c’era pure quel film serio che è Rocknrolla, che si è rivelato un altro di quei film di Guy Ritchie in cui lui crede di aver raccontato una storia con un che di drammatico, ma io rido come un’ossessa (anche se The Snatch era peggio), e, considerato che tutto si fonda su un MacGuffin grosso come una casa, non è stato nemmeno male.

E poi c’erano i libri.

Ho passato il giorno del mio compleanno a leggere, o forse è più corretto dire “divorare” il primo dei due.

Di Luca Tarenzi avevo già letto Godbreaker, che mi aveva tenuto compagnia in una pessima giornata. Quando il Diavolo ti accarezza mi ha tenuto compagnia in un’ottima giornata di cazzeggio in montagna, credo sia morto ben prima di cena.

Merito di una buona trama, che ha quel ritmo agile e forsennato al punto giusto che fa sì che non sia possibile mettere giù il volume se non a libro finito. E merito anche dei personaggi, su tutti Lena e Azazel (quanto amo quel demone!) e del paesaggio che Tarenzi costruisce fondendo la Milano reale e tanto di quel fantastico, noto e meno noto… Ci sono angeli, in questo urban fantasy, e demoni, e sacrifici, e djinn, e oggetti magici, e l’aruspice che già avevo conosciuto in Godbreaker, e un mercato che ricorda quello di Neverwhere, e Manfredo Settala (grandioso personaggio pure lui) e quella menzione delle strigi al Monumentale che a me fa pensare all’avventura di Werewolf che stiamo giocando live.

Ma alla fin fine, sono le creature più umane del romanzo di Tarenzi quelle che ti si attaccano addosso. Quelle che amano, fanno scelte dolorose per amore e, anche se soffrono, non le rinnegano. Khaled è un personaggio stupendo, in questo, sperduto e spaventato, ma non per questo meno avvinghiato alla sua vita mortale. E Lena, che si porta in casa uno sconosciuto grondante sangue e per sicurezza lo ammanetta al letto e gli fa attorno quella che, probabilmente, è una trappola del diavolo, e che ha visto abbastanza film e telefilm da non rimanerci poi così male, alla scoperta che c’è davvero qualcosa in più, nella realtà che la circonda.

Una gran bella storia, per dirla in parole povere, molto consigliata. Anche per quella citazione da Kill the Dead! (viva Jimmy!)

E ora, io lo so cosa vi state chiedendo: chi cazzo è la Nora del titolo?

La risposta è in una coincidenza: il secondo libro che ho trovato ad attendermi il giorno compleanno è “The Blue Blazes” di Chuck Wendig. E se uno dei protagonisti del Diavolo di Tarenzi è Eleonora, detta Lena, il secondo personaggio principale del romanzo di Wendig è Nora, vero nome Eleanor Jessamin Pearl.

Ma di Nora (e forse anche del terzo libro fotografato qui sotto) parleremo ancora, è una promessa.

Hummingbird


Hummingbird avevo a suo tempo cercato di vederlo al cinema, ma senza successo. Rimasto in sala se va bene un weekend, aveva avuto una distribuzione pietosa.
Eppure, mesi prima, era bastato il solo trailer per farmi dire: lo devo vedere!

E non solo perché c’era Jason Statham.
È cosa nota che io, quando si tratta di Jason, sono un pochetto parziale (vedi alla voce: In the name of the King, che ho sopportato fino ai titoli di coda nonostante fosse lammerda).
Però qui c’era qualcosa in più.
Il trailer prometteva bene. Non sembrava un inutile sfoggio di machismo decerebrato, col personaggio tutto d’un pezzo e dalla battuta salace che menava a destra e a manca per necessità di target e poco altro.
Sembrava esserci qualcosa in più.

Colpiva, il trailer, per certi dettagli, per certe inquadrature.
La mano di lui che stringe il pugno del bambino nello scatolone.
La ragazzina che urla per strada, a piedi nudi.
Dettagli minimi, che però dicevano che non era il solito film di botte e azione.

Hummingbird 3

Avendolo visto, posso confermare che non lo è.
E non solo perché non è un “semplice” film di botte e azione, di quelli mindless.
Ma anche perché è un film con una sua potenza, visiva e di trama.
Perché visivamente è molto bello, ben curato, con inquadrature studiate e simmetrie splendide, e una fotografia che non ammazza l’occhio eppure rende bene i colori di una Londra notturna al neon, l’alba che si sveglia, o le strade brulicanti di vita durante il giorno.
Perché non cerca il pietismo, la camera non indugia mai più del necessario al mero scopo di darti una gomitata e dirti “guarda quanto sono attento al sociale!” o “indignati con me, forza!”. Degrado e criminalità sono affrontati con sguardo distaccato, imparziale, che ti lascia decidere cosa pensarne senza farti la morale. La scena del camion, in questo, è esemplare.

Hummingbird 1

E per finire, questo film non è uno dei soliti perché, grazie a dio, questa volta Statham non è stato relegato a essere la macchietta di sé stesso, chiuso nel ruolo che hanno scoperto stargli bene addosso e fine.
Capiamoci: io lo adoro nella parte di Frank Martin, quando m’hanno regalato il cofanetto coi tre film saltellavo di gioia. Ma non puoi in eterno continuare a fargli fare sempre e solo Frank-Martin-con-un-nome-diverso.
Hummingbird 2

Qui, invece, Joey Smith è qualcuno di diverso.
Parla, dialoga, è goffo e sicuro di sé, mena ed è menato, raccoglie disprezzo, pietà, amore, diffidenza.
Addirittura è il bersaglio di un lancio di scatolame assortito da parte della ex, in una scena che no, non fa ridere e non vuole far ridere, e che in poche inquadrature riesce a essere profondamente umana e coinvolgente.

Hummingbird 4

E poi c’è lei, Agata Buzek, che interpreta suor Cristina. E regala al personaggio un’umanità, una forza anche nelle proprie debolezze e fragilità, che è meravigliosa.
Difficile non voler bene a Cristina, o non sorridere inteneriti quando ammette che è un mese che non riesce a dormire perché si sente in colpa per aver usato quelle 500 sterline che le hanno regalato per comprare l’ultimo biglietto disponibile per un balletto.

Hummingbird 5

Sono due splendidi personaggi, Joey e Cristina, uniti per un’estate in una “crazy patch”, un momento di follia in cui ciascuno dei due esce da quella che è la propria vita.
E si cambiano a vicenda, in maniera sottile.

Sullo sfondo c’è tutto il resto: chi erano prima della crazy patch; il sottobosco di criminalità in cui Joey si trova a lavorare senza fare domande, ammassando mazzette di sterline nel frigo mentre le grida della ragazzina a piedi scalzi continuano a risuonare; un’amica da ritrovare;  il ritorno alla realtà, a chi sono davvero, a cosa sono davvero; e il miraggio di una qualche forma di redenzione in cui si può solo e soltanto sperare.

Perché dopotutto è stata, per entrambi, solo una parentesi di anormalità.
La data del 1° di ottobre incombe per l’intero film. Monito che ricorda ai protagonisti che, alla fin fine, solo di una parentesi si tratta. Solo di una pausa.
Tutto è destinato a tornare negli usuali binari.
Quasi che certe vite, certe persone, fossero destinate a non poter essere altro che fucked up.

Hummingbird

[Recensione di Hell: qui]

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Angelize – Aislinn


AislinnANGELIZE-300dpiTitolo: Angelize
Autore: Aislinn
Pagine: 350
Genere: urban fantasy
Editore: Fabbri
Lingua: italiano
Data di uscita: 6 novembre 2013
Trama: Essere un angelo è, per farla breve, una merda. E se Dio è morto e non è più lì a far loro la guardia, alcuni degli angeli possono cedere alla tentazione di sfuggire a un’eternità priva di sensazioni e emozioni. Come? Spingendo un mortale ad avere un “terribile incidente” e fare da involontario sacrificio di sangue che dia loro l’energia necessaria per incarnarsi, da qualche parte, in un neonato. Il problema è che quel povero sfigato del sacrificio umano prenderà il posto dell’angelo: invisibile, intangibile, senza un corpo. Ma con la possibilità di rifare lo stesso scherzo a qualcun altro, e incastrarlo al proprio posto, in una catena di sangue mica daridere.
Finché La Signora non mostra agli angeli ibridi come tornare ad avere un corpo, il loro corpo. E lì iniziano i casini. Non solo perché a Haniel è toccato un corpo di ragazza, invece del proprio. Ma perché Haniel, Rafael, Hesediel e tutti gli altri ibridi non sono né carne né pesce. Morti per la società umana. Abomini per quella angelica. Ne verrà il caos.

Sì, avete letto bene. La data di uscita è il 6. Tra tre giorni.
E no, non sono tra quanti ieri si sono accaparrati una copia in anteprima a Lucca Comics and Games.
Questa recensione esce così presto perché, pappappero, io ho letto la mia copia qualche settimana fa. Sì. Io c’ho l’advanced reading copy. Virtuale.
E me ne bullo. Continua a leggere