Ho una certa voglia di parlare di Metrofaga, di Richard Kadrey. Ma c’è un grosso, enorme “ma” che mi fa tentennare.
Come posso parlare di un libro se quella che ho letto è una traduzione a dir poco oscena? Cosa posso dire su stile, ritmo e costruzione dei personaggi, se si tratta di elementi potenzialmente tutti falsati dalla suddetta traduzione? Cosa posso dire sull’atmosfera generale, se il 90% dei personaggi si vedono il nome tradotto letteralmente e perdono ogni possibile aura, così che io trovo difficile provare altro che ilarità di fronte al grande contrabbandiere “Imbroglio” o alla intrigante “Agile Virtù” o allo spacciatore “Denaro Facile”?
Il grosso problema, qui, è che, trama a parte, tutto sembra avere chiazze di “boh” e di “ma che cosa cazz!?” e di “va là che va bene così”, che non si capisce se siano colpa della sola traduzione oppure se siano ingenuità/cadute della scrittura dell’autore che, venticinque anni fa, pubblicava il suo primo romanzo.
Sì, venticinque anni. Un casino di tempo, anche contando che la traduzione arriva con “soli” 9 anni di ritardo, nel ’97. Continua a leggere
Archivi tag: libri
Grazie. E complimenti vivissimi.
Hanno minato la fascia degli asteroidi per decenni con quelle grosse navi spaziali a presa d’idrogeno (p. 33)
Se il Comitato avesse avuto questa roba, pensò, poteva stendere l’intera città. (p. 39)
dinamitato la galleria (p. 56)
Il Ragazzo (p. 82)
Artisti uno percento, commissionati dai nobiluomini per dipingere le loro facce (p. 101)
Il problema è che dopo mi dovrebbero praticamente condensare e ricostruire un nuovo corpo per me (p. 106)
nocchie tatuate (p. 117)
Se potessi fare atterrare il pilota là, pensò, lui e i Gracchianti avrebbero potuto rubare un’auto e sparire. (p. 134)
Coprendosi con il cadavere di Stearn, Jonny puntò a terra lo stivale, e facendo uscire il suo coltello a lama lunga. (p. 134)
“Non mi prendere per il culo?” (p. 138)
Si sarebbe reso ridicolo lacrimando. (p. 139. Uno che smadonna a ogni piè sospinto pensa davvero che “lacrimerà”?)
Sarei veramente sorpresa se, negli ultimi cinquanta o sessant’anni, alcuni dei dati originali non siano già saltati fuori (p. 144)
Quando una si piegava sul suo pene e lui si appoggiava all’indietro, rabbrividendo di piacere sui seni dell’altra. (p. 146)
La griglia era ancora sottilmente visibile, e attraversando orizzontalmente le punte delle sue dita. (p. 168)
Pareti color cenere con su dipinte con l’alzavola e l’arancia, simboli della Hundred Dinasty Corporation, gonfie di umidità. (p. 170)
Jonny si chiese se potessero essere clonazioni. (p. 171)
… i membri di vari cartelli si giocavano sul tempo nei serbatoi di rigenerazione contro i dati sui computer, sui carburanti sintetici e sui prodotti farmaceutici dell’anno a venire. (p. 172)
[parlando di un farmaco] “Ma hai veramente quella droga?” (p. 183)
Agile Virtù era di nuovo accanto ad al-Qawi, fissando lo sceicco con occhi vacui e fissi come schermi televisivi spenti. (p. 186)
Due uomini si mossero in mezzo alla calca […] Lui attese finché non furono a pochi metri di distanza e gli sparò freddamente, facendoli a pezzi. (p. 189)
Jonny guardò Facile e la sua pistola fumante, mentre l’unicorno diceva “Adesso non ce l’ha più nessuno”, e uscì zoppicando dalla porta. Jonny lo seguì (p. 189)
[rivolgendosi al protagonista, Jonny] “Questi sono grossi affari, Jack” (p. 194)
“Poi, nel 1995, si offrì volontaria per una serie di iniezioni all’università della California (Ucla).” (p. 205)
“Le strade tra qui e Nuova speranza saranno piene di uomini del Comitato e di bande. Non puoi volare; un’astronave non potrebbe farcela ad andare così lontano.”
“Non c’è motivo di andare nel deserto […] Nuova speranza è sulla Luna”. (p. 207)Il ronzio dei motori della nave balzarono improvvisamente di frequenza. Le dita luminose sparirono uno a uno. (p. 218)
Da “Metrofaga” di Richard Kadrey, 1997, ShaKe Edizioni Underground.
Grazie per lo splendido lavoro a tutti voi:
James Stark per tre
Ri-affermo la mia fangirl-aggine per James Stark, il protagonista della serie di romanzi urban fantasy di Richard Kadrey (serie di cui ho parlato qui, autore di cui ho parlato qui) con tre piccole notizie che magari in territorio italiano interessano solo me e altre due persone, ma io le do lo stesso, e via. Continua a leggere
Di castelli, tonalità e adattamenti
Avviso:
siamo in un momento Rottenmeier, non c’è Natale che tenga.
E ci sono spoiler, svariati.
Io v’ho avvisati! 😛
***
Nel 1986 la scrittrice inglese Diana Wynne Jones pubblica il romanzo Howl’s moving castle. Nel 2004 il regista giapponese Hayao Miyazaki ne trae il film “Il castello errante di Howl“, in preparazione del quale le Kappa Edizioni pubblicano, nel 2002, la traduzione italiana del romanzo, adattandone il titolo come Il castello magico di Howl.
La storia narrata dalla Wynne Jones, letta in questi scorsi giorni dopo aver visto il film già 4 o 5 volte, è al contempo più complessa e semplice di quella portata sullo schermo da Miyazaki. Stessi ingredienti di base, stesso canovaccio generale, ma ben diversa sensazione finale. Non che uno sia meglio dell’altro, ma mi rendo conto che questo è uno dei (rari) casi in cui l’adattamento cinematografico di un libro è un’entità distinta, solida, che non ha bisogno di cercare nel libro rassicurazioni, spiegazioni o stampelle a cui appoggiarsi per non vacillare.
Mi rendo conto, più ci penso, che le scelte fatte da Miyazaki nel trasporre su pellicola il romanzo sono state ottime e “con le palle”. Forse perché libero dalla presenza incombente di un fandom pronto a urlare “eretico!” al minimo dettaglio cambiato, Miyazaki non si è fatto remore all’idea di sfoltire quello che non poteva trovare sufficiente spazio nei 119 minuti del film; di potare sottotrame e accorpare personaggi; di inserire una guerra per dare ritmo a certi punti della storia; di creare un fondamento un po’ più solido (anche se non molto) per la relazione tra Sophie e Howl, decisamente più debole nel romanzo. Continua a leggere
Empire State
Titolo: Empire State
Autore: Adam Christopher
Pagine: 445 (ma il romanzo finisce a pag. 416, il resto sono ghiotti contenuti extra)
Genere: fantascienza con una vaga spruzzata di supereroi
Editore: Angry Robot
Lingua: inglese, ma sembra che verrà tradotto in italiano
ISBN: 9780857661920
Trama: Rex è un bootlegger, un contrabbandiere di alcoolici nella New York dell’epoca del Proibizionismo. Lavoro con dei notevoli rischi professionali, come quello di dover fuggire da un concorrente che vuole gonfiarti di botte (o forse ammazzarti e basta). E se tutto va male, come a Rex, la fuga diventa un incidente stradale proprio sotto al combattimento decisivo tra Skyguard e Science Pirate. E, se sei uno come Rex, quando scopri l’identità segreta del super-villain, ti può perfino venire l’idea folle: ammazzare la persona che indossa il costume da Science Pirate, guadagnarti la riconoscenza della città e avere le spalle parate per continuare il tuo business. Solo che non tutto va come previsto, e Rex si trova nell’Empire State, una città così simile a New York, eppure così diversa, e tutto prende una piega molto, molto strana.
Il bello di Empire State è l’ambientazione, la vera forza e debolezza del romanzo. Forza perché Adam Christopher costruisce la narrazione per tocchi e accenni, aggiungendo dettagli che col passare delle pagine fanno divergere sempre più l’ambientazione dal nostro universo, senza mai disorientare, ma aggiungendo complessità allo sfondo.
E man mano che l’Empire State si delinea, finisci con l’amarlo e odiarlo, col volerne di più ma anche col volergli sfuggire. Predicatori folli; vent’anni di Proibizionismo e razioni ridotte per lo stato di guerra contro il temibile Nemico; robot; scienziati eccentrici; le enormi Ironclad che salpano ogni anno e mai tornano indietro; loschi figuri con maschere antigas; un super-eroe che dovrebbe essere morto ma ancora scorrazza per la città con la sua power-armor a razzo… Continua a leggere