Ovvero: nostalgia e il fascino resistente di quei cd che, sentiti una volta, mi sono fatta prestare per eoni prima di ridarli al mittente. Mittente che poi era il mio primo moroso “serio”, D., a cui devo varie cose tra cui l’amore per certa musica e l’iniziazione al meraviglioso mondo dei giochi di ruolo.
5°: Something Wicked This Way Come, degli Iced Earth.
Un albumino con una cover che non ho mai capito se c’entrasse qualcosa coi testi o fosse un “perché mi andava così”. Ma passata la copertina un po’ così si arriva a un album ottimo, con un paio di canzoni struggenti, un quartetto di brani che danno il titolo all’album (certo, è una citazione delle tre streghe del Macbeth, ma ci siamo capiti) e soprattutto la bellissima (e un cicinino incazzata) My Own Savior, col suo “Life’s a bitch, life’s a whore” che mai mi uscirà di mente.
4°: Glory to the Brave, degli HammerFall.
C’è poco da dire su sto cd: epico, eroico e tamarro, ma senza menarsela più di tanto. Canzoni da pelle d’oca alta un dito e altre di pura potenza e strafottenza. E c’era, ma né io né D. ce n’eravamo accorti, Jesper Strömblad (allora chitarrista degli In Flames) alla batteria. Ma quel che importava non erano i nomi, quanto la musica, e quest’album mi esalta ancora oggi.
3°: Crimson, dei Sentenced.
Di questo cd ricordo ogni nota, ogni inflessione della voce di Ville o delle chitarre di Miika e Sami, ogni dettaglio del booklet, pieno di immagini composite e folli. Anni dopo me lo sono comprato e già solo sfogliando il libretto e leggendo i testi mi sono risentita le canzoni in testa. Come tornare a casa.
2°: Clayman, degli In Flames.
Questo è l’unica eccezione della classifica: album amato, adorato, venerato, ma mai in prestito per più di pochi giorni. Era l’album degli In Flames preferito di D., era quasi in simbiosi con certi brani. Impossibile dargli torto, infatti me lo sono ricomprato e ascoltato tante, tantissime volte.
1°: Nightfall in Middle-Earth, dei Blind Guardian.
Un libro sul meraviglioso mondo del metal che avevo spulciato una volta lo considerava il miglior album dei Blind Guardian, e io ho sempre condiviso il giudizio. Ci sono splendide canzoni anche negli altri, ma quest’album ha qualcosa in più. E non è il fatto che il mio approccio sistematico al metal è iniziato grazie a questo cd, ascoltato a tutto volume a casa del padre di D., con una gatta di nome Birba che mi ronfava in braccio.
Menzione d’onore: The Quiet Place, degli In Flames.
Non starebbe in classifica perché è “solo” un singolo. Ma è un singolo di cui ricordo il momento esatto in cui l’ho sentito. A casa del padre di D., nella sala da pranzo che riecheggiava, dopo aver fatto l’acquisto compulsivo dallo spacciatore musicale di fiducia. Si viaggiava ancora sulla Uno verde-acqua, col mangiacassette pieno di cassette metal. Abbiamo dovuto resistere per ben venti chilometri prima di poter ascoltare il singolo. Amore immediato.