In ritardo come mio solito, è la volta dei miei universi paralleli, i miei what if… Tutti punti di svolta reali, nel bene e nel male. E in ordine cronologico dal più vicino al più vecchio, quindi non è che sarà proprio proprio una top five, ma qui è casa mia e si fa come dico io.
Chiedo scusa in anticipo per… boh, tutto, e nulla.
Numero 5: Inghilterra.
Biforcazione: 2002.
Finito il liceo Marina deve scegliere cosa studiare e, dopo lunga e penosa meditazione, decide per lingue straniere. I voti erano già buoni, l’interesse alto, la scelta suona sensata. Studia lingue a Vercelli, la pigrizia la tiene vicina a casa, ma quando arriva la possibilità di partire con l’Erasmus manda a quel paese il fidanzato lagnoso e castrante, e parte per il Regno Unito. Torna giusto per la tesi, e per mandare a quel paese il cornificatore prima del trasferimento definitivo. Lavora come traduttrice, scrive in ambo le lingue e collabora con una piccola casa di produzione inglese di giochi di ruolo. Torna ogni tanto in Italia, ma con la crisi economica è sempre più lieta dei propri orizzonti aperti.
Numero 4: elicotteri.
Biforcazione: 1997.
Anche a questa Marina, a fine scuole medie, non vengono in alcun aiuto la giornata d’orientamento e il test attitudinale, quindi sceglie un po’ a caso. Da buon maschiaccio, si iscrive ad un ITIS, sezione virata sull’aeronautica. Finito il liceo, ignora le pressioni che le vorrebbero far continuare gli studi, cerca lavoro e lo trova. Da poco ha cambiato ditta e ha incontrato un altro disegnatore, uno con cui sparare cazzate alla macchinetta del caffé e con cui parlare di metal e film, non solo di rotori e cuscinetti a sfera. Ora deve solo farsi venire in mente una scusa decente e dignitosa per vederlo fuori dal lavoro, e poi, chissà…
Numero 3: arte, più o meno.
Biforcazione: 1997.
Come la Marina numero 4, anche la numero 3 non sa che scegliere a fine scuole medie, ma invece di andare a caso, tira fuori un po’ di coraggio e ottimismo e si butta sul liceo artistico. Si barcamena con certe materie, si gasa con altre, esce con un voto medio-alto e una zazzera di capelli fucsia che fa storcere la bocca a tutta la famiglia, e per fortuna che non hanno visto il tatuaggio! Ora lavora come grafico e impaginatore per una piccola ditta di pubblicità locale, sta provando l’ebbrezza del capello verde e adora i bambini che nel vederla chiedono alla mamma se è una marziana.
Numero 2: proiettile vagante.
Biforcazione: 1995.
Al rapinatore con la mano tremula scappa un colpo, ma la suora psicologa scolastica non lo dice così: spiega che durante una rapina in banca sua madre è stata colpita accidentalmente, che non ha sofferto, che non si è accorta di nulla. Che Dio ha un piano, visto che suo padre l’ha appena riconosciuta, e bla-bla-bla. Ci va a vivere, a casa del padre, giusto il tempo per vederlo morire di malattia. La prima fuga di casa è pochi mesi dopo, dura una ventina d’ore. È da poco tornata dalla terza fuga, il giorno che, a scuola, A. la prende in giro una volta di troppo. Le parte l’embolo, la prende per la nuca e la spinge contro il palo della rete da pallavolo, con tutte le forze che ha. A. non hai riflessi pronti, finisce in ospedale.
Le suore la cacciano dalla scuola in maniera diplomatica. Finisce le medie a calci in culo, non si iscrive alle superiori, convince un’assistente sociale che starebbe meglio in una casa famiglia qualunque, piuttosto che lì, con loro tre. Finisce nel milanese, sola anche quando è in compagnia, al sicuro nel suo guscio, e guai a chi si avvicini. Il resto è solo grigiume.
Numero 1: ricordo.
Biforcazione: 1994 o giù di lì.
Anche questa Marina va alle giostre, quel giorno di primavera. Anche lei ha in tasca solo le chiavi di casa, un fazzoletto di carta, pochi spiccioli e la pallina del calcio balilla. Anche lei viene avvicinata dal tizio anzianotto. Solo che questa Marina non ha l’istinto della preda. Sparisce nel nulla, in mezzo alla folla di bambini, adulti, biciclette e giostrai. Il cadavere viene ritrovato dopo due giorni di ricerche, incastrato lungo un canale d’irrigazione. Il colpevole non viene mai identificato.