Non è che c’è un momento preciso, o una causa scatenante; semplicemente, un giorno ti accorgi che certe cose le leggi di meno, o non le leggi proprio più. Per questo non saprei dire quando, esattamente, ho smesso di leggere libri pensati per un pubblico adolescente o giù di lì. È successo.
Così come poi succede il contrario.
Un giorno qualsiasi, chiedi cosa ci sia da fare, ti danno una pigna alta così di libri da catalogare. E nel catalogare arrivi a un volume che attira la tua attenzione, la copertina e il titolo non sono male (pur se non trascendentali) e quando leggi la trama per capire per che tipo di pubblico sia (e di conseguenza quale collocazione avrà), se per la fascia delle medie o se invece nella categoria young adult, si rivela interessante.
E quando arriva il momento morto causa impallamento pc, apri quel libro con la copertina strana, il titolo simpatico e la trama niente male.
E sei preso all’amo.
E finisce che il libro, una volta catalogato, te lo prendi in prestito e te lo divori in una giornata, a discapito delle cose da fare e di una pentola fatta bruciare con il suo contenuto.
Succede. Ed è bello, quando succede.
“Will ti presento Will” è la storia di due ragazzi di 16-17 anni che non hanno granché in comune a parte vivere nei dintorni di Chicago e avere lo stesso nome e cognome. Si chiamano entrambi Will Grayson. Ma non sono parenti e non si assomigliano per nulla. Impossibile scambiare uno per l’altro.
Impossibile anche scambiare un capitolo di un Will per uno dell’altro Will, grazie al fatto che i dispari sono di un Will e i pari dell’altro, grazie a un semplice ma efficace stratagemma visivo e pure per via delle voci ben diverse dei due ragazzi.
La trama non è nulla di trascendentale: i due Will sono alle prese con le proprie vite, uno intrappolato dalle proprie regole e al traino del suo ingombrante-e-favolosamente-gay migliore amico Tiny Cooper; l’altro in lotta contro la depressione e un’amica altrettanto invadente, oltre che innamorato perso dell’unica persona che rende le sue giornate vivibili, anche se solo dall’altro lato di uno schermo del pc.
Le loro vite s’incontrano e intrecciano in un sexy shop, in cui il primo Will entra per poter far uso della sua patente falsa cannata (che invece di 21 anni, gliene attribuisce solo 20) e in cui il secondo Will deve incontrare per la prima volta dal vivo il suo grande amore.
Nulla andrà come previsto, o ci andrà solo dopo molte difficoltà.
Scritto da una coppia di autori che sa dannatamente il fatto suo, John Greene e David Levithan, “Will ti presento Will” è una storia divertente e commovente, che parla di amore e amicizia, senza voler fare morali sciocche e senza pretendere di rivelare il segreto dell’universo, scritta con brio e vivacità e capace di rendere bene quel guazzabuglio di TUTTO che è e sempre sarà l’adolescenza.
I due Will sono splendidi personaggi, e Tiny Cooper, grassa star della merdosissima squadra di football americano della scuola *, gayissimo e orgoglioso di esserlo, e autore-produttore-coreografo-primo-attore del musical che conclude il romanzo, è meravigliosamente realistico pur nel suo sembrare, almeno all’inizio, un po’ macchietta.
I dialoghi sono ottimi, la voce del secondo Will è splendida nel suo essere caustica e precisa al millimetro in certe immagini, ma sempre, in ogni pagina, la sensazione non è di stare leggendo due adulti che giocano agli adolescenti, ma due adolescenti che vivono la loro vita.
E sebbene il finale sappia un po’ di film hollywoodiano, non riesce a far storcere la bocca, non davvero.
Ho riso, ho pianto come una quindicenne, ho ghignato.
Il punto non è il genere, il punto è che una storia ti faccia sentire qualcosa di positivo, ti catturi e ti trascini. Questo romanzo lo fa.
È un piacere averlo letto.
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* i Mici Selvatici potrebbero essere l’unico orrore di una traduzione per il resto molto buona. Se in originale erano Wildcats, sigh, sob e pietà. Anche se le battute di Will sulla pietosità dei Mici Selvatici sono ancora più spassose perché abbiante a un nome ridicolo.